burger mobile
logo
Sede Legale ASST Fatebenefratelli Sacco
Via G.B Grassi, 74 . 20157 - Milano | CF e PI:09319690963
IBAN: IT04W0306901603100000046207
protocollo.generale@pec.asst-fbf-sacco.it

Epilessia e Sport

- © 2024 Asst Fatebebenfratelli Sacco
11/10/2017

L’epilessia è la malattia neurologica più frequente in età evolutiva e tra le più comuni in età adulta, essa coinvolge circa l’1% della popolazione. 
Quello del Fatebenefratelli è un centro di eccellenza per l’epilessia dell’età evolutiva.

Abbiamo intervistato Antonino Romeo, Direttore della nostra Neurologia Pediatrica e Centro Regionale per l'Epilessia del Fatebenefratelli, che ci ha fornito un autorevole punto di vista sul tema “epilessia e sport”, tema di grande importanza a livello sociale e di particolare interesse all’interno delle attività del Centro.

I pazienti con epilessia possono praticare sport?

Fino a poco tempo fa, i pazienti affetti da patologie neurologiche croniche o da sindromi caratterizzate da disturbi delle funzioni cerebrali, come l’epilessia, erano esclusi dall’attività sportiva, poiché considerata troppo pericolosa a causa dell’imprevedibilità delle crisi. Nell’ultima decade è cambiato l’atteggiamento nei confronti delle persone affette da questa malattia, tanto che noi epilettologi cerchiamo sempre di promuovere e incoraggiare i ragazzi affetti da epilessia alla pratica dello sport. Infatti, l’attività fisica presenta molti effetti positivi dal punto di vista neurologico, medico e psicosociale, perché aiuta a ridurre la frequenza delle crisi, la depressione, aumenta l’autostima, favorisce la socializzazione, migliora le funzioni cognitive e in generale la salute a lungo termine.

Chi soffre di epilessia può praticare ogni tipo di sport o esistono dei limiti?

Nell’ambito del nostro lavoro, consigliamo ai nostri ragazzi di praticare attività fisiche ma con alcuni limiti. Il consiglio di fare sport si basa sulla valutazione del tipo di disciplina che risulta essere più adatta al tipo di crisi del paziente e alla sua personale storia clinica, il medico pertanto deve sempre tenere in considerazione la possibilità che una crisi si possa verificare durante lo svolgimento dell’attività fisica. Per esempio, sono fortemente sconsigliate attività come il paracadutismo, la subacquea, l’arrampicata e il moto-racing, perché presentano un rischio elevato in caso di crisi, per l’atleta e per le altre persone coinvolte. Sono adatti, cioè non presentano alcun rischio aggiunto rispetto alle normali attività della vita quotidiana, sport come l’atletica leggera, il basket, la pallavolo, il calcio, la danza e gli sport con racchetta. Hanno con un rischio moderato, e quindi la loro pratica è valutata in rapporto alla tipologia delle crisi, e alle caratteristiche di ogni singolo paziente, alcuni sport come: il rugby, l’hockey su ghiaccio, gli sport da contatto (box, karate ecc.) e altri come il tiro al piattello e con l’arco. Gli sport d’acqua possono considerarsi sicuri soltanto se le crisi sono ben controllate e se vi è una supervisione di personale esperto. Nel 2005 sono state redatte a proposito Raccomandazioni congiunte della Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE) e della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI).

Queste raccomandazioni valgono anche per i pazienti con disabilità motorie?

Sì. Spesso i nostri pazienti affetti da epilessia presentano problemi associati ad essa, per esempio disabilità motorie, e anche per questi soggetti lo sport rappresenta un mezzo privilegiato nell'integrazione sociale e va sempre incoraggiato. Per esempio Fabio, un ragazzo di quattordici anni, da noi seguito dall’età di un anno per epilessia e disabilità motoria associata, ha iniziato da bambino a praticare il basket in carrozzina in una squadra l’UnipolSai Briantea 84 di Cantù e quest’anno ha vinto il Campionato Italiano giovanile. Questo è per noi un grande motivo di soddisfazione ed anche di orgoglio.

Ci sono stati nella storia dello sport atleti che hanno sofferto di epilessia?

Molti grandi personaggi dello sport hanno sofferto di epilessia. Uno di questi è Salvatore Antibo, che è stato un mezzofondista italiano, due volte campione europeo sui 5.000 e 10.000 metri e medaglia d’argento alle Olimpiadi di Seul del 1988 sui 10.000 metri a Seul 1988. Antibo è il testimonial dell’epilessia in Italia, ma anche altri atleti hanno sofferto di questa malattia come la ciclista francese Marion Clignet, la velocista statunitense americana olimpionica Florence Griffith, il giocatore di football americano Alan Faneca, la giocatrice americana di hockey su ghiaccio Chanda Gunn e tanti altri italiani e stranieri.

Perché secondo lei è importante informare e far sapere quanto lo sport sia importante per chi soffre di epilessia?

È importante far conoscere ai nostri pazienti l’importanza della pratica sportiva poiché esso aiuta a crescere, confrontarsi e a mettersi in gioco nonostante le problematiche associate alle crisi o ad eventuali disabilità associate. È fondamentale per chi ne soffre imparare a convivere con questa patologia, senza vergognarsi e senza nascondersi, in questo lo sport può rappresentare un elemento di coesione dal forte potere educativo, aiutando a combattere pregiudizi e discriminazione sociale ancora troppo presenti in questa malattia.

 

Attenzione: orari Pronto Soccorso Oftalmico  +