Quali sono le malattie infettive pericolose in gravidanza?
Influenza, toxoplasmosi, citomegalovirus, rosolia: come comportarsi in gravidanza? Ne abbiamo parlato con Irene Cetin - Direttore Dipartimento
Malattie infettive pericolose in gravidanza
Il Periodo Gestazionale è un periodo molto delicato nella vita della donna che si trova ad affrontare situazioni e sensazioni nuove, sia da un punto di vista fisico sia da un punto di vista emotivo.
Durante la gravidanza non è raro che le preoccupazioni crescano e alcune di queste riguardano particolari malattie che, se contratte durante i nove mesi, potrebbero causare problemi alla madre e al bambino
Quali sono le malattie infettive da tenere maggiormente sotto controllo durante la gravidanza?
Partiamo dalla cosa più semplice e banale, ma di fondamentale importanza: l’influenza. È stato dimostrato che in Italia, tra i casi di morte materna, un sesto è dovuto all’influenza. Questo accade perché durante la gravidanza le difese immunitarie e la funzionalità polmonare sono diverse, quindi se una donna in gravidanza contrae l’influenza è più facile che le venga la polmonite e che abbia delle complicazioni.
Perciò il vaccino antinfluenzale è fortemente consigliabile durante questo particolare periodo. Tuttavia, pochissimi medici in Italia propongono la vaccinazione antinfluenzale alle pazienti, nonostante essa si possa fare tranquillamente, oltre ad essere gratuito per la donna gravida.
Non rappresenta nessun rischio il vaccino antinfluenzale fatto durante la gravidanza?
No, però, solitamente si evita di fare il vaccino antinfluenzale durante il primo trimestre, ma semplicemente per prudenza.
Quali sono le malattie infettive maggiormente pericolose per il feto?
Esistono una serie di malattie infettive che contratte durante la gravidanza possono danneggiare il bambino. Per esempio, toxoplasmosi, rosolia, l’infezione da ciclomegalovirus e la varicella.
Che cos’è la toxoplasmosi?
La toxoplasmosi è una malattia parassitaria trasmessa dal toxoplasma gondii, microorganismo che si riproduce soltanto nel gatto, il quale lo può trasmette all’uomo attraverso le sue feci. Questo toxoplasma, infatti, tramite le feci del gatto può andare a contaminare la terra e quindi la frutta e la verdura che una volta ingerita potrebbe infettare la donna ed infine il bambino.
Come è possibile evitare di venire contagiati dal toxoplasma?
Se una donna non ha mai avuto la toxoplasmosi può prevenirla durante la gravidanza facendo attenzione a mangiare frutta e verdura cotta o lavata accuratamente, strofinando, usando un tagliere pulito e se, per esempio, si taglia il melone sarebbe opportuno lavare la buccia in modo tale che, andando a contatto con il coltello, e quindi con la parte che viene poi mangiata, non si contamini. L’altra possibilità di contagio è attraverso la carne cruda di animali che hanno contratto la malattia. La carne si può mangiare ma deve essere cotta bene. Lo stesso vale per gli affettati, quelli cotti si possono mangiare se non sono venuti a contatto con taglieri che hanno affettato anche insaccati crudi, i quali sono severamente sconsigliati durante il periodo gestazionale.
Quali sono i sintomi tipici della toxoplasmosi?
Se una donna contrae la toxoplasmosi la malattia può anche non dare sintomi perciò ad inizio gravidanza si effettuano esami di routine, per controllare se una donna ha avuto o meno la toxoplasmosi, se non l’ha mai avuta si effettua il controllo insieme all’esame del sangue.
Se si contrae la toxoplasmosi quali possono essere i rischi effettivi per il feto?
Il rischio che il bambino contragga la malattie e abbia una malformazione è basso, inferiore al 10%. Tuttavia se contrae la malattia può avere delle malformazioni: celebrali, cardiovascolari, danni agli organi. Il tipo di danno che può avere il bambino dipende molto dal periodo nel quale la donna ha contratto la malattia, più si va avanti meno i danni sono gravi.
Esiste un vaccino per prevenire la toxoplasmosi?
Non esiste un vaccino per questa malattia, esiste solo una prevenzione basata su costanti controlli durante la gravidanza, fatti attraverso esami del sangue.
Esiste una terapia per combattere il toxoplasma?
Se una donna risultasse positiva agli anticorpi deve essere vista in un centro specialistico, e in base agli esami e alla situazione specifica, si decide se somministrare o meno una terapia antibiotica, la quale è in grado di ridurre un pochino il rischio, ma non annulla la possibilità di danni al feto, qualora questi siano già avvenuti.
È possibile appurare sin da subito l’entità dei danni?
Alcuni danni come malformazioni di organi si possono vedere attraverso l’ecografia, altri come la cecità e la sordità non possono essere diagnosticati preventivamente.
Che cos’è la Rosolia?
La rosolia è una malattia esantematica causata da un virus ad RNA classificato come rubeovirus.
Questo è trasmesso attraverso le goccioline disperse attraverso secrezioni respiratorie della persona infetta.
I sintomi principali sono: eruzioni cutanee, gonfiore alle ghiandole intorno alla zona testa-collo, iperpiressia, sintomi influenzali, forti dolori articolari.
Com’è possibile prevenire questa malattia?
Tutte le donne in età fertile dovrebbero fare il vaccino prima di iniziare una gravidanza.
La vaccinazione per la rosolia non si può assolutamente fare durante la gravidanza perché è un virus vivo attenuato e quindi rappresenterebbe un rischio per il feto. In seguito alla vaccinazione, per almeno tre mesi, non si deve cercare la gravidanza.
Esiste una terapia in caso di contagio?
Se l’infezione è in atto non esiste nessuna terapia specifica, e nessuna possibilità di prevenire la trasmissione materno-fetale, nel caso il contagio avvenga durante una gravidanza.
Quali danni può provocare la rosolia nel bambino?
La rosolia se viene contratta nei primi 3/4 mesi di gravidanza vi è un alto rischio di malformazioni, pari al 90%. I danni possono essere gravi: cecità, sordità, problemi al sistema cardiaco e a quello nervoso centrale. Perciò, la maggior parte delle donne che contrae la rosolia nei primi mesi di gravidanza, scelgono di interromperla.
Che cos’è il citomegalovirus?
Il Citomegalovirus è un virus che proviene dallo stesso ceppo dell'Herpes labiale, dell'Herpes genitale, del virus della varicella e quello della Mononucleosi infettiva.
Se contratto fuori gravidanza è quasi asintomatico, ma se il contagio avviene in gravidanza può provocare serie malformazioni nel bambino, prettamente celebrali e quindi non facili da diagnosticare prima della nascita.
Come si trasmette?
La malattia si trasmette tramite un contatto diretto con una persona infetta. Per il fatto che è asintomatica non è sempre facile evitare il contagio.
In particolare il virus può risiedere nelle feci, nel sangue, nell'urina e nelle secrezioni vaginali, oro-faringee e cervicali.
In caso di infezione esiste una terapia?
No, non esiste una terapia, per questa ragione, in caso di infezione accertata, si cerca di discutere insieme alla madre una soluzione che potrebbe anche essere quella di interrompere la gravidanza.
Come si può prevenire questa malattia?
Non esiste un vaccino contro questo virus, l’unica soluzione potrebbe essere un’adeguata prevenzione, simile a quella per evitare di contrarre l’influenza.
Perciò è consigliabile evitare le metropolitane e i luoghi troppo affollati nei periodi invernali, e lavarsi bene le mani tutte le volte che si è stati fuori. Se una donna ha già un bambino piccolo questi potrebbe essere un veicolo per questa malattia molto diffusa nelle scuole, perciò alle madri in gravidanza si consiglia di non mettere il ciuccio in bocca e di non usare lo stesso bicchiere del figlio. Anche per questa malattia si fanno gli esami ad inizio gravidanza per verificare se la donna l’ha già contratta o meno. Il citomegalovirus si può prendere una volta, in quella che viene definita infezione primaria, e ricontrarre successivamente in quelle che vengono definite infezioni secondarie, quindi una prima infezione non garantisce immunità. Tuttavia, l’infezione secondaria è molto meno grave e il rischio che dia problemi al feto è inferiore. Si può quindi affermare che l’unica prevenzione possibile risiede in un controllo costante durante la gravidanza, attraverso gli esami del sangue, fino alla ventitreesima settimana.