Ministero della salute: 432.000 euro alla ricerca sui temi della nutrizione in gravidanza

Il progetto “Epigenetic impact of maternal obesity and nutritional status. Nutritional /lifestyle intervention for the improvement of pregnancy outcomes (EPI-MOM)” ha ottenuto un finanziamento di 432.000 euro dal Ministero della Salute.
Ne abbiamo parlato con la Prof.ssa Irene Cetin, Direttore del nostro Dipartimento Ospedale Territorio dell’Area Materno Infantile e promotrice della ricerca.
Quali sono gli obiettivi del progetto di ricerca?
Il progetto vuole analizzare le abitudini nutrizionali e le condizioni metaboliche della madre durante la gravidanza per valutarne l’impatto sulla salute futura del bambino e poi dell’adulto.
Si parla di “teoria dei mille giorni”. Si tratta dei nove mesi di gravidanza, più i primi due anni di vita: sono in tutto circa mille giorni, importantissimi non solo per lo sviluppo e la crescita del feto prima e del bambino poi, ma anche per la salute di tutta la vita.
Tanto più riusciamo ad intervenire sui primi momenti di vita, partendo già dalla fase del concepimento, tanto più possiamo ottenere effetti positivi sul nascituro creando un ambiente favorevole.
Proprio di questo si occupa l’epigenetica, una branca della biologia molecolare che studia quelle modificazioni ereditabili che variano l’espressione genica pur non alterando la sequenza del DNA.
Uno stile di vita scorretto, assenza di attività fisica e cattiva alimentazione durante la gravidanza hanno un’influenza negativa sullo sviluppo intrauterino portando a diabete gestazionale ed alla cosiddetta macrosomia fetale con conseguente impatto su vari aspetti della salute sia materna che fetale durante la gestazione.
Può inoltre provocare effetti futuri nella vita del bambino che nasce, con una predisposizione ad alcune patologie come obesità, diabete, ipertensione e/o problemi nello sviluppo neuro cognitivo e un’inclinazione verso i disturbi comportamentali.
Chi seguirà il progetto?
Svolgeremo questo progetto insieme al Laboratorio di Ricerca Traslazionale Materno Fetale dell’Università degli Studi di Milano con sede all’interno dell’Ospedale Sacco e con un gruppo di specialisti dell’Ospedale Sant’Anna di Torino con cui collaboriamo da diversi anni.
Come verrà svolto il progetto?
Sostanzialmente andremo a valutare e misurare dei markers di tipo epigenetico su campioni di sangue, saliva, placentari e di sangue cordonale associati a casi di obesità materna e stili di vita scorretti durante la gravidanza.
Cercheremo quindi di evidenziare quali sono i biomarkers migliori che ci consentono da una parte di focalizzare i nostri sforzi sin dall’inizio della gravidanza sui soggetti più a rischio e dall’altra andare a vedere come interventi nutrizionali specifici e uno stile di vita sano associati ad esercizio fisico (dato come indicazione terapeutica) possano riuscire ad influenzare il futuro del bambino.
Quali donne verranno coinvolte nel progetto?
Abbiamo ipotizzato di studiare donne di peso normale, che si presume abbiamo uno stile di vita normale, quindi donne con gravidanze senza fattori di rischio che funzionino da campione di controllo.
Le altre gravide che verranno coinvolte saranno donne sovrappeso con un indice di massa corporea tra i 25 e i 30: non sono quelle che normalmente consideriamo ad alto rischio ma, da dati preliminari, sappiamo che possono presentare delle alterazioni.
Paragonando le placente o i marcatori della saliva ci aspettiamo di trovare delle differenze, tra cui una tendenza ad avere bambini con un peso un pochino più alto.
Andremo poi a studiare donne con indice di massa corporea superiore a 30, per le quali è già noto un rischio aumentato di complicazioni in gravidanza.
Quindi l’obesità è un fattore di rischio in gravidanza?
Recentemente ho partecipato col Ministero della Salute alla stesura delle linee guida per la prevenzione delle complicanze in gravidanza e tra i 5 principali fattori individuati compare proprio l’obesità.
In Italia è in grande aumento, già circa il 10% delle donne sono obese (ovvero hanno un indice di massa corporea superiore a 30) mentre un altro 18% sono sovrappeso.
Quello che cerchiamo di fare con questo progetto è anche interrompere un circolo vizioso: le mamme obese o sovrappeso fanno nascere bambini che rischiano di diventare obesi a loro volta.
Si tratta di costruire un programma di prevenzione sul quale in questo momento si sta lavorando in tutto il mondo: progetti simili stanno partendo o sono già partiti in Inghilterra, Olanda, Stati Uniti. Nel nord Europa e nei paesi anglosassoni hanno preso vita da due/tre anni, avendo una percentuale di donne obese che iniziano una gravidanza ormai intorno al 20%, delle quali più del 50 % è a rischio.
L’obiettivo futuro deve quindi anche essere ridurre il numero di donne che iniziano la gravidanza obese, perché questo è già di per se un problema.
E’ molto importante poi più in generale che le donne in età riproduttiva abbiano una preparazione alla gravidanza che le aiuti a seguire alcuni accorgimenti, tra cui prendere l’acido folico ancora prima del concepimento, per ridurre il rischio di avere bambini con malformazioni congenite, e vaccinarsi, ad esempio per la rosolia, prima della gravidanza.
All’interno di queste raccomandazioni pre concezionali ci deve assolutamente essere anche quella di iniziare la gravidanza in uno stato nutrizionale il più ottimale possibile, quindi essere di peso normale, avere indice di massa corporea adeguato ed avere una alimentazione corretta.